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Immagine opera selezionata non disponibile. Città ideale (autore sconosciuto), Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

Padiglione del vetro

Progetto di Bruno Taut per l'esposizione del Werkbund di Colonia del 1914. Il padiglione era costituito da una struttura in calcestruzzo e rivestito di vetro; la copertura era costituita anch'essa da una cupola di vetro con inseriti all'interno dei prismi colorati che producevano, con la luce solare, l'effetto di un grande cristallo.
Sulle pareti interne vi erano riprodotti degli aforismi del poeta e scrittore Paul Scheerbart (Danzica 1863 - Berlino 1915) ispiratore, con altri, dell'architettura espressionista e mentore di Taut.
"I tempi nuovi ci portano il vetro
Ci fa pena la cultura del mattone.
Senza un palazzo di vetro
La vita è una condanna."
Scheerbart si immaginava nei suoi romanzi, molto amati dagli espressionisti, una nuova civiltà, più elevata, in armonia con il cosmo:
"La nostra civiltà è in certo qual modo il prodotto della nostra architettura. Se vogliamo portare la nostra civiltà a un più alto livello, siamo costretti nel bene e nel male a trasformare la nostra architettura. E questo ci sarà possibile soltanto se riusciremo a eliminare dagli spazi in cui viviamo il loro carattere di chiusura".
Per far questo era necessario, secondo Scheerbart, costruire delle nuove architetture, aperte, che lasciavano penetrare la luce del sole, della luna e delle stelle, non solo dalle finestre ma anche dalle pareti.
Nel 1914 Paul Scheerbart scrisse il libro "Architettura di vetro" (Glasarchitektur, abelino, 1914) che divenne una sorta di breviario per gli architetti espressionisti.

«Moi, je construis.» Alvar Aalto