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Adolf Loos

Adolf Loos

Adolf Loos, figlio dell'artigiano marmista Adolf e della casalinga Marie, nacque a Brno il 10 dicembre del 1870. Dopo aver frequentato il Politecnico di Dresda si recò, nel 1893, negli Stati Uniti dove ebbe l'occasione di visitare l'esposizione di Chicago e soprattutto di conoscere gli usi e costumi degli americani. Affascinato dal modo di vivere degli abitanti del nuovo mondo, Loos li contrappose spesso agli usi e costumi degli europei, e in particolare agli usi degli austriaci di quel tempo. Famoso e significativo, relativamente a quanto detto, fu il sottotitolo di "Das Andere" (rivista fondata da Loos che ebbe vita brevissima) ossia "periodico per l'introduzione della civiltà occidentale in Austria".
Dopo l'esperienza di Chicago Loos si stabilì a Vienna ed iniziò la professione di architetto. Parallelamente al mestiere intraprese la sua personale e coraggiosa attività teorica che darà come frutto "Parole nel vuoto" (Ins Leere gesprochen e Trotzdem). In eterna polemica con i colleghi della Secessione Viennese, per motivi teorici ma anche personali, Adolf Loos intrapprese una crociata a favore di un cambiamento radicale del modo di fare l'architettura. Il suo contributo risulterà fondamentale per traghettare i movimenti di inizio secolo verso l'architettura moderna.
Contrario ad ogni tipo di ornamento scriveva: "L'evoluzione della civiltà è sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso". La battaglia contro l'ornamento fu asprissima, e non solo attraverso le pagine di "Das Andere". Il suo saggio "Ornamento e Delitto" del 1908 non ha ancora perso d'attualità; Le Corbusier, comentandolo scrisse:" Loos è passato con la scopa sotto i nostri piedi e ha fatto pulizia omerica, esatta, sia filosofica che lirica". Nel 1910 arriverà inoltre a scrivere: "Caro Ulk! E io ti dico che verrà un giorno in cui l'arredamento di una cella carceraria ad opera del tappezziere di corte Schulze o del professor Van de Velde sarà considerato un inasprimento della pena".
Nel 1906 apre una scuola d'architettura, e tra i suoi pochi allievi ci fu Richard Neutra.
Le architetture di Loos si presentano sobrie, composte da volumi chiari e netti che definiscono internamente degli spazi precisi e controllati con grande maestria. Le tipologie che a volte sembrano complesse si rivelano semplici quando ci si pone nel luogo dell'osservatore.
Nella casa Moller del 1927 edificata a Vienna, ad esempio, la sala da pranzo, sopraelevata di quattro gradini dal soggiorno è teatralmente posta sull'asse di quest'ultimo come fosse il suo palcoscenico e i vari elementi che la compongono (armadi, porte, vani, ecc) sono tutti posti assialmente rispetto alle pareti che li contengono.
L'importanza dei volumi, della terza dimensione, è per Loos un aspetto fondamentale del suo lavoro, il "Raumplan" (articolazione interna con differenziazione altimetrica funzionale e formale) ne è la teorica conseguenza, scriveva nel 1913: "... ho insegnato ai miei allievi a pensare in tre dimensioni, a pensare al cubo. Sono pochi gli architetti che oggi lo sanno fare. Oggi sembra che la preparazione dell'architetto sia conclusa quando la appreso a pensare al piano".
L'osservatore e il passante sono per Adolf Loos i rispettabili spettatori del suo lavoro. Nella casa sulla Michaelerplatz del 1910 (Looshaus) la facciata è costruita per il passante e di conseguenza per la città. Lo zoccolo monumentale in marmo cipollino, le colonne doriche, il marcapiano, ecc. sono gli elementi per il passante che cammina lungo la Kohlmarkt o lungo la Herrengasse.
I suoi edifici costruiti tra il 1910 e il 1930 hanno influenzato in maniera incisiva il modo di costruire di quegli anni e anche quello dei nostri giorni. La casa di Josephine Baker (Parigi, 1928), progettata ma mai costruita è un esempio di come Adolf loos era in grado di immaginare l'architettura oltre il suo tempo.
Nel 1922 progetta il famoso edificio a forma di colonna dorica per il concorso internazionale del "Chicago Tribune". Loos credeva molto in quel progetto e in qualche modo lo insignì come messaggero della determinazione. Egli concluse la relazione al concorso con una frase che suona come una sorta di messaggio messianico: "L'immensa colonna dorica dovrà essere costruita, se non a Chicago, in un'altra città. Se non per la Chicago Tribune, per qualcun altro. Se non da me, da un altro architetto."
Il 23 agosto del 1933 quasi sordo e molto malto Adolf Loos muore all'età di 63 anni nel sanatorio del Dott. Schwarzwald a Karlsburg. Egli ci ha lasciato molti scritti, molti progetti e forse la più intensa e singolare definizione di architettura: "Se in un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura." (D.G.05)

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«L'architettura è un cristallo.» Gio Ponti